La Consulta ha dichiarato nella giornata di ieri, mercoledì 11 gennaio, l’ammissibilità del referendum abrogativo sul Jobs Act proposto dalla Cgil nella parte relativa ai voucher. Cosa cambia adesso?
Per evitare di andare al referendum – che, salvo elezioni anticipate, dovrebbe svolgersi tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi – il Governo Gentiloni sta studiando alcuni correttivi sui voucher. Vediamo quali potrebbero essere le soluzioni adottate.
Voucher, cosa cambia: le tre ipotesi
I tecnici del Ministero del Lavoro hanno in mente tre possibili correttivi sui voucher:
- Riduzione del limite massimo di compenso annuo a lavoratore (che oggi ammonta a 7mila euro netti dopo l’emanazione del Jobs Act): l’ipotesi è quella di farlo tornare a 5mila euro;
- Riduzione dei tempi di rimborso dei voucher: oggi la tempistica è di 12 mesi, ma si pensa di portarla a 6 mesi o addirittura a 3 mesi, in modo da evitare comportamenti “opportunistici” da parte dei datori di lavoro;
- Divieto di utilizzare i voucher come integrazione dello stipendio regolare del lavoratore: questa ipotesi è al vaglio in quanto l’INPS ha accertato casi di utilizzo dei voucher per pagare ore aggiuntive a lavoratori già sotto contratto, eludendo così le norme sugli straordinari o sul lavoro complementare;
Quando si vota
Al momento, queste sono le primissime ipotesi dei tecnici del governo – scartata, per ora, l’idea di limitare i settori economici – per intervenire sui voucher. Cosa cambia quindi? Per ora, è bene ricordarlo, tali correttivi dovranno obbligatoriamente ricevere l’ok da parte dell’Ufficio centrale per il Referendum presso la Corte di Cassazione. Quest’ultimo dovrà infatti valutare se gli interventi saranno in linea con il quesito referendario proposto dalla Cgil.
Nel caso in cui dovesse arrivare il via libera, il referendum cadrà e gli italiani non saranno chiamati ad esprimersi. In caso contrario si andrà invece alla votazione dove, trattandosi di referendum abrogativo, sarà necessario il raggiungimento di un quorum.