Posticipare l’entrata in vigore dell’Ape, l’anticipo pensionistico erogato a quei lavoratori che vanno in pensione prima del tempo. Non un’idea ma una necessità, che il Governo Gentiloni starebbe studiando in risposta alle pressioni provenienti in questi giorni da Bruxelles.
Davvero c’è il rischio che l’Ape venga posticipata? Pare di sì, vediamo perché.
Pensioni: perchè rinviare l’Ape
Come riporta il quotidiano La Stampa, ieri pomeriggio il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha avuto un lungo faccia a faccia a Palazzo Chigi con il premier Paolo Gentiloni.
Nell’incontro si è parlato di alcune manovre da mettere in pratica per mettere a posto i conti pubblici. La Commissione Europea ha infatti chiesto all’Italia una correzione di bilancio pari a 3,4 miliardi di euro – circa lo 0,2% del Pil – ed entro questa sera il governo dovrà inviare una lettera nella quale spiega cosa intende fare per porre rimedio allo squilibrio.
Il problema principale, tra tutti, è tuttavia quello di trovare i soldi senza per forza aumentare l’Iva o tagliare le agevolazioni fiscali. Ed ecco allora che il rinvio dell’Ape parrebbe la soluzione più praticabile.
Rinvio Ape 2017: quanto si risparmia
Una soluzione che consentirebbe allo Stato di risparmiare un bel po’ di soldi. L’Ape infatti – manovra sperimentale con inizio il prossimo 1° maggio e fine prevista il 31 dicembre 2018 – non è esattamente “a costo zero” ma, secondo le stime della Ragioneria, grava sulle finanze pubbliche per 70 milioni di euro al mese.
Per questo motivo un rinvio dell’Ape di sei mesi permetterebbe al governo un rientro pari ad almeno 400 milioni di euro.
Le altre ipotesi
Al momento il governo non ha ancora deciso e altre ipotesi restano in piedi, tra cui il rafforzamento delle misure anti evasione – come lo split payment e la reverse charge – mentre non sembra invece praticabile lo slittamento del taglio Ires alle imprese.