Il Governo Gentiloni ha preso atto del flop del part time agevolato e studierà nuove misure. Lo ha detto il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti, intervenuto alla Camera di Commercio di Prato per premiare i vincitori del premio “Santo Stefano”.
News pensioni, Poletti: «Useremo strumenti diversi»
Finora il part time agevolato ha trovato scarsa adesione da parte dei lavoratori, con solamente 200 domande accolte dall’INPS da giugno 2016.
«Le cose vanno sperimentate – ha detto Poletti – e quando, come in questo caso, non danno buoni risultati bisogna prenderne atto. Si utilizzeranno strumenti diversi».
E ancora: «Quando siamo partiti con l’idea del part time agevolato non c’era ancora il progetto per la flessibilità in uscita delle pensioni. Poiché le due platee coinvolte sono sostanzialmente le stesse è chiaro che la scelta è stata condizionata».
Part time agevolato, cos’è
Ma come funziona il part time agevolato? Trattasi di una misura sperimentale introdotta dalla legge 208/2015, che consente ai lavoratori dipendenti del settore privato a tempo indeterminato di ridurre su base volontaria l’orario di lavoro per un periodo massimo di tre anni dal raggiungimento della pensione.
Il lavoratore ottiene una riduzione dell’orario di lavoro tra il 40% e il 60% dell’orario a tempo pieno. Il calo della retribuzione è temperato dal trasferimento in busta paga dei contributi versati dal datore di lavoro.
Il datore di lavoro eroga al dipendente i contributi relativi alla prestazione non effettuata. In sostanza, il datore paga di più, su base oraria, il rapporto di lavoro ora trasformato in part time.
Lo Stato, dal canto suo, copre figurativamente a fini pensionistici la quota di retribuzione perduta dal lavoratore. Così la pensione sarà erogata come se il rapporto non fosse mai diventato part time.